Di solito di fronte alle parole polisemiche i traduttori si basano sul contesto per scegliere il traducente più adatto: se in un testo leggiamo la frase “un fattore di un certo peso”, immaginiamo che chi scrive si riferisca all'elemento principale di una determinata questione, perché se avesse parlato di una persona che dirige una fattoria probabilmente l’avrebbe definita in un altro modo, ad esempio “un fattore sovrappeso”.
Certe volte, però, la questione si fa più complicata. Ci siamo imbattute in un caso di polisemia abbastanza complesso traducendo una delle Odas elementales di Neruda, la "Oda a la naranja", per il volume La casa delle odi (Motta Junior 2012). In questa poesia il poeta accosta il paesaggio cileno a un’arancia: Patria / mía, / amarilla / cabellera, / espada del otoño, / cuando / a tu luz / retorno, / a la desierta / zona / del salitre lunario, / a las aristas / desgarradoras / del metal andino...
L’arista in spagnolo è almeno cinque cose diverse, che per lo più in italiano non vengono definite con una sola parola, ma con una perifrasi:
- la parte di scarto nella lavorazione dei cereali
- un crinale sottile a lama di coltello (detto arête, anche questa una parola che a sua volta necessiterebbe di traduzione per chi non è esperto di morfologia degli ambienti montani),
- l’angolo scolpito di un mobile, una trave o una pietra,
- lo spigolo di un solido geometrico,
- il punto d’incontro delle facce di una lama.
- le difficoltà o complicazioni legate a una data cosa
- le asperità del carattere di una persona.
- visto che la poesia di Neruda ha versi brevissimi, in italiano non avremmo potuto usare una perifrasi per tradurre aristas, ma bisognava scegliere una sola parola;
- dato che nello spagnolo è presente un’allitterazione (las aristas / desgarradoras), sarebbe stato consigliabile mantenerla anche in italiano, se possibile.
Come dicevamo all'inizio, per orientarci abbiamo cercato spunti nel contesto: le aristas della poesia di Neruda sono legate al metal andino, pertanto hanno a che fare sia con il metallo che con le montagne, e per di più sono desgarradoras, strazianti.
Abbiamo quindi scartato cereali, mobili, solidi geometrici e difficoltà caratteriali per soffermarci su crinali e lame di spade (pochi versi prima, tra l’altro, avevamo incontrato la espada del otoño, la “spada dell’autunno”).
Dopo vari tentativi, il termine che ci è sembrato più montano e al tempo stesso seghettato come una lama è risultato “creste”. Oltretutto questo traducente soddisfaceva anche gli altri due requisiti della traduzione, perché non è una perifrasi ma un termine singolo e, accostato alla parola successiva (“strazianti”) mantiene l’allitterazione presente nel verso originale. Così alla fine abbiamo tradotto:
Patria
mia,
gialla
capigliatura,
spada dell’autunno,
quando
torno
alla tua luce,
alla deserta
zona
del salnitro lunare,
alle creste
strazianti
del metallo andino,
quando
penetro
i tuoi confini, le tue acque,
elogio
le tue donne,
guardo come i boschi
cullano
uccelli e foglie sacre,
il grano si distribuisce nei granai
e le navi navigano
per oscuri estuari,
capisco che sei,
pianeta,
un’arancia,
un frutto del fuoco.
Se vuoi approfondire il concetto di polisemia, leggi anche la tesi intitolata Polisemia: tra semantica e pragmatica.
Nessun commento:
Posta un commento