Ce lo siamo chieste qualche mese fa riflettendo sulle poche strade e piazze dedicate alle donne in Italia: solo l'8% del totale, il che fa pensare che nella storia, nelle arti e anche in tutti gli altri campi siano esistiti ed esistano soltanto gli uomini, escludendo metà della popolazione.
Dopo queste riflessioni, quando a Milano ci siamo imbattute in questo cartello non abbiamo potuto fare a meno di fotografarlo:
Chi ha modificato il cartello lo ha fatto perché fosse capace di rivolgersi a tutti; la nostra lingua, infatti, in certi casi può essere usata in maniera sessista, ad esempio indicando gli "esseri umani" o le "persone" con la parola "uomini".
Nella stessa categoria di usi sessisti ricade anche "a passo d'uomo": certo, è una locuzione comune, ma non si potrebbe adottare una formula diversa che non escluda nessuno, ad esempio "Tram a 5 km/h"?
Nella pubblica amministrazione qualcuno ci ha già pensato, redigendo dei memorandum per un uso non sessista della lingua nei documenti pubblici:
- Il sessismo nella lingua italiana (pdf scaricabile della Commissione Pari Opportunità della Presidenza del Consiglio): risale al 1993 ma è ancora attuale. Sono molto pratici gli esempi (non si dice "il deputato Maria Rossi", ma "la deputata" ecc.) che iniziano a p. 101.
- Linee guida per l'uso del genere nel linguaggio amministrativo (pdf scaricabile della Commissione Pari Opportunità del Comune di Firenze in collaborazione con l'Accademia della Crusca), 2012.
Se questo argomento ti interessa, leggi anche "Una lingua per le donne", dove parliamo di termini come "ministro" e "avvocato", per lo più usati al maschile anche quando sono riferiti a una donna.
La foto è di Alessandra.
"A passo d'uomo" è un'espressione figurata, non c'entra con il sessismo. Mi trovo più d'accordo con Uomini e no.
RispondiEliminaCiao Andrea,
RispondiEliminagrazie per la tua riflessione e per averci segnalato il post di Daniele!
Sì, "a passo d'uomo" è un'espressione figurata, e il post "Uomini e no" in merito alla parola "uomo", che fin dalla nascita della nostra lingua ha indicato gli esseri umani in generale, è un contributo interessante.
Noi però ci chiediamo perché, quando agli albori della nostra lingua è stata scelta una parola per indicare gli esseri umani, si sia deciso di prendere come figura di riferimento l'uomo e non la donna.
Dal nostro punto di vista la lingua ha rispecchiato la storia e dal momento che a quei tempi l'uomo era al centro di tutto e la donna aveva un ruolo molto marginale nella società, inevitabilmente quando si è dovuto generalizzare si è scelto di farlo basandosi sulla figura all'epoca preponderante, cioè quella maschile.
Noi invece vorremmo vivere in un mondo in cui uomini e donne fossero, come ovviamente devono essere, sullo stesso piano, e la lingua in questo senso è uno stimolo alla riflessione, perché se è vero che le parole incarnano la storia, essendo cose vive hanno anche il potere di cambiarla, o quantomeno di far riflettere su ciò che accade.
Per questo abbiamo apprezzato e segnalato gli sforzi fatti in tal senso dalle pubbliche amministrazioni sull'uso del genere nei documenti e speriamo di fare altrettanto con i nostri post!
A presto!