Già nel post dedicato al passaggio dalla lettura alla comprensione di una frase avevamo cercato di dare una spiegazione; in questi giorni, poi, la lettura di un altro articolo ci ha fornito altri spunti sulla questione.
E se la stanchezza fosse tutta colpa della quantità di decisioni che dobbiamo prendere? Certo, anche mentre si traduce si prendono delle decisioni, ma lo si fa con minore sforzo, perché tanto poi rileggeremo il testo e avremo modo di correggerlo. Durante la revisione, invece, dobbiamo stabilire quale sarà la sua forma finale: poi non ci sarà più tempo per i ripensamenti. E allora passiamo la giornata a prendere una decisione dopo l'altra: in questa frase, è meglio mettere prima il sostantivo o l'aggettivo? E quel verbo, va bene all'indicativo o sarebbe meglio un bel congiuntivo? E il lessico: scelgo questo traducente o quel sinonimo? E così via, di scelta in scelta, fino a sera.
Nel frattempo il cervello consuma energia e si stanca molto di più rispetto a quando non siamo costretti a scegliere niente. E, per la stanchezza, rischia di prendere decisioni sbagliate: lo sanno bene quei due detenuti israeliani che, condannati alla stessa pena, si sono visti il primo accordare e il secondo negare la libertà condizionale. La ragione? Il primo si era presentato davanti alla commissione giudicante alle 8.50 del mattino, quando i suoi membri erano freschi e riposati, il secondo alle 16.25, quando ormai erano stanchi dopo aver esaminato decine e decine di richieste analoghe. E non era un caso isolato: i ricercatori dell' Università israeliana Ben Gurion hanno analizzato ben 1100 decisioni dei giudici, arrivando alla conclusione che il fattore decisivo per l'esito era l'orario dell'udienza.
Ma quali errori si commettono a causa della stanchezza? Per risparmiare energia, tendiamo a cercare scorciatoie, che possono essere di due tipi:
- scegliamo in modo precipitoso, senza pensare alle conseguenze;
- come i giudici israeliani, evitiamo di agire, lasciando la situazione così com'è.
La soluzione? Gli esperimenti hanno dimostrato che quando il cervello ha cali di energia dovuti alla quantità di decisioni prese, possiamo rimetterlo in forze assumendo zuccheri... che dopotutto costituiscono anche un incentivo piacevole a finire il lavoro.
Così, dopo aver letto questo articolo, ci siamo ripromesse di non lavorare fino a tardi e di fare tante pause rigeneranti a base di frutta e biscotti... la revisione ne beneficerà!
L'articolo citato nel post è "La fatica di decidere", di John Tierney, pubblicato sull'ultimo numero di Internazionale. Tierney è autore del volume Willpower: Rediscovering the Greatest Human Strength, recensito qui.
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