Viene spontaneo chiederselo, visto che nel nostro paese escono circa 60.000 nuovi titoli all'anno, ma allo stesso tempo un italiano su due non apre nemmeno un libro, non parliamo poi di comprarlo.
Sembra proprio che ci sia qualcosa che non va, in questo meccanismo che sforna così tanti libri sempre più velocemente e, per questo motivo, con scarsa attenzione alla qualità: i tempi di traduzione e redazione sono spesso molto stretti, la permanenza sugli scaffali delle librerie è brevissima, visto che le nuove uscite sono oltre 160 al giorno e vanno a scalzare i libri che hanno già qualche mese di vita.
E c'è anche un risvolto ecologico, in tutto questo: basti pensare agli alberi sacrificati per produrre libri che, finita la stagione senza grandi successi, andranno inesorabilmente al macero.
Che fare, allora? Martina Testa, direttore editoriale di minimum fax e traduttrice, in questo articolo su Traducendo Mondi suggerisce di ridurre la produzione e aumentare la qualità. È di un altro parere Gian Arturo Ferrari (ex direttore editoriale di Mondadori e attuale presidente del Centro per il libro e la lettura), che in un articolo su Repubblica giustifica una produzione così ampia con la legge delle probabilità: pubblicando tanti titoli, aumentano le possibilità che almeno uno di questi diventi un bestseller.
Da leggere entrambi per farsi un'idea.
Probabilmente molte case editrici ormai non sono poi così diverse dalle società che operano in altri settori. Magari non lo si dice apertamente ma alla fine dell'anno spesso le cose che contano sono il fatturato annuo, l'ebitda e gli utili netti consuntivati.
RispondiEliminaEd allora, in attesa dell'arrivo del tutto inaspettato un "Cigno Nero", il tutto si riduce ai risultati del business plan predisposto per il singolo libro: costi (produzione,stock, distribuzione) verso prezzo di copertina per numero di copie che si prevede di vendere. Per fare un esempio se stampare cento libri ognuno dei quali, senza fare sforzi particolari (o proprio senza sforzi) alla fine dell'anno mediamente mi porta, dedotti tutti i costi inerenti, un utile netto di 5000 Euro, alla fine dell'anno mi ritrovo 500.000 Euro di utile. Tipografi o Editori (con la "E" maiuscola) questo è il dilemma.
Ciao Marco,
RispondiEliminadirei che hai sintetizzato perfettamente il dilemma che sicuramente attanaglia tanti editori, grandi e piccoli: essere Tipografi o Editori con la E maiuscola?
Non è detto però che le due cose siano inconciliabili!