Tradurre e scrivere sono in genere attività solitarie e silenziose, e questo alla lunga può risultare pesante per chi non ha una vocazione da eremita.
Quando la solitudine e il ticchettio dei tasti cominciano a pesare davvero, c'è una soluzione: il coworking, cioè la condivisione di spazi e strumenti di lavoro con persone che svolgono un'attività simile.
Si possono cercare i futuri coworker tra colleghi e amici oppure contattare il sito Coworking Project, dove vengono segnalati, città per città, gli spazi disponibili, e si può mettere a disposizione il nostro, per il quale riceveremo poi un piccolo affitto dai coworker che sceglieranno di lavorare presso di noi.
Qualche cifra? In Italia ci sono 51 luoghi di coworking ufficiali in 26 città, l'età media dei coworker è 20-40 anni e la spesa per l'affitto di una scrivania è di circa 200 euro al mese a Milano, ma altre città sono più economiche.
(Leggi anche questo articolo di Repubblica.)
Foto di Lewis W. Hine (1915), messa a disposizione qui da George Eastman House, International Museum of Photography and Film.
Mille grazie per questo articolo sul coworking e per aver citato Cowo!
RispondiEliminaA presto!
Massimo Carraro
Coworking Project by Cowo
Ciao Massimo,
RispondiEliminaio e Alessandra lavoriamo insieme, ma pensando ai tanti colleghi che lavorano da soli, il coworking ci è sembrato un'ottima idea!
Complimenti per l'iniziativa e a presto,
Io lavoro in équipe con 15 traduttori. Non riuscirei a stare sola e lavorare senza contatti umani diretti. Tradurre significa anche collaborare con professionisti anche di lingue diverse.
RispondiEliminaCiao Elisabetta,
RispondiEliminasiamo proprio d'accordo con te: lavorare insieme è un arricchimento sia a livello personale sia della qualità del lavoro...
noi non sapremmo più farne a meno!
A presto,