Forse sono stati i venditori a inventare quei modi di dire che col tempo si sono trasformati in tormentoni ad ampia diffusione: "assolutamente sì", "quello che è...", "quant'altro", "lei m'insegna" e "piuttosto che" usato al posto di "oppure".
C'è chi è convinto che sia proprio così: Sandro Veronesi ha dedicato agli inventori dei tormentoni la pagina di un romanzo pungente e amaro, Venite venite B-52.
A p. 143, parlando del protagonista (un televenditore eccezionale), fa una divagazione sul "lei m'insegna":
"Perché il leiminsegna è il passepartout del venditore italiano, è il primo dei suoi fondamentali, ma soprattutto ne è l'emblema, è una sfera di cristallo con dentro tutto il suo destino che soffrigge: l'ottimismo, l'opportunismo, il trasformismo, il sorriso obbligatorio, il vittimismo, la solitudine, il fermacravatta d'oro, l'orologio d'oro, il dente d'oro, gli incidenti d'auto in posti sconosciuti, lo spigato del vestito, chiaro per non far vedere la forfora sulle spalle, "La Gazzetta dello Sport" con dentro la rivista porno, il rischio d'infarto, i ristorantini che fanno l'ossobuco, la macchina diesel, l'amico vigile che cancella le multe, c'è tutto. E attenzione, nessuno insegna al venditore il leiminsegna, il venditore lo sente per caso un pomeriggio sulla soglia di un negozio, da bambino, mentre passa per mano alla madre tornando dal catechismo, e non se lo scorda più, gli entra nel sangue, e anche se non passa di lì e non lo sente, il venditore al leiminsegna ci arriva da solo, se lo inventa lui, quello stesso pomeriggio, nella luce fessa della sua cameretta durante una qualunque trattativa con la madre, "...e quando dico no è no", "ma mamma, me l'hai insegnato tu che..." ed è fatta, il leiminsegna è suo per sempre. È una premonizione, ecco, un consegnarsi totalmente alla propria sorte, è un bere il calice fino in fondo. È tutto questo, il leiminsegna [...]".
Insomma, in un semplice "lei m'insegna" è racchiuso tutto un mondo.
Se Veronesi all'argomento ha dedicato una pagina, Stefano Bartezzaghi lo ha affrontato in un saggio: Non se ne può più. Il libro dei tormentoni, nel quale espone una legge fondamentale: "deprecarli è vano; classificarli è improbo; ignorarli è impossibile".
Qui trovate la recensione di Nello Ajello al saggio di Bartezzaghi e qui quella di Giuliano Milani.
mi sembra che "assolutamente s'
RispondiElimina" e "assolutamente no", che è una forma assolutamente orribile, sia stata usata nel grande fratello di qualche anno fa da uno che non mi ricordo come si chiamava ma se non sbaglio è proprio così. Me lo ricordo perchè non è che vedessi il GF ma negli spezzoni che mi capitava di vedere c'era questo che usava queste espressioni.
Quando mi ricorderò chi è ve lo scriverò
Grazie, siamo curiose!
RispondiEliminaA risentirci presto, allora