Oggi riprendiamo un'idea lanciata da Bruno Osimo, traduttore, teorico della traduzione e autore di celebri manuali per traduttori: non sarebbe bello segnalare pubblicamente gli editori più corretti dal punto di vista etico, stilando una sorta di classifica di quelli che si comportano meglio?
Si potrebbero seguire gli stessi principi del consumo critico e delle botteghe del mondo: accanto al commercio equo e solidale, avremmo l'editoria equa e solidale. La parte più sensibile dei lettori, così, potrebbe scegliere consapevolmente l'editore di fiducia, e magari sarebbe disposta a pagare i libri un po' di più, pur di essere certa di finanziare un produttore etico.
I criteri di classificazione delle case editrici potrebbero essere gli stessi del consumo critico: rispetto per l'ambiente (in questo caso, uso di carta sostenibile o riciclata), trattamento equo di collaboratori e dipendenti, attenzione alla qualità del prodotto, rispetto della normativa fiscale, assenza di monopoli o concentrazione eccessiva di potere ecc.
Qualcosa si sta muovendo in questa direzione: vedi la pagina del blog Scrittori In Causa dedicata all'editoria etica e la campagna di Greenpeace per l'impiego di carta sostenibile da parte delle case editrici (attenzione, però: alcuni editori certificati come "ecologici" in realtà non lo sono: leggi qui la denuncia di Luigi Bechini, responsabile Certificazioni Geca Spa).
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