Ieri siamo andate all'Università Cattolica a sentire le ultime novità sull'e-book, raccontate dal fior fiore degli esperti in materia: oltre ai professori del Master in Professione Editoria c'erano gestori delle piattaforme di distribuzione, editori digitali e non, rappresentanti dell'AIE, agenti letterari, librai indipendenti, esponenti del settore bibliotecario e autori di e-book. Mancavano le associazioni dei traduttori, e questo ovviamente ci è dispiaciuto, ma sono state poste le basi per una loro futura partecipazione.
Ecco qualche spunto tra i molti che sono stati proposti durante il pomeriggio: innanzitutto qualche numero sulle previsioni di vendita dell'e-book, riportato da Aurelio Mottola (direttore della casa editrice Vita e Pensiero).
Nel 2009 le vendite di e-book sono state pari allo 0,03% dell'intero mercato editoriale; a fine anno ci si aspetta di toccare lo 0,1% (che comunque non è poco: 3,4 milioni di euro), mentre nel 2011 si conta di arrivare al 4,5%.
Un mercato in crescita, dunque, ma al momento gli e-book in circolazione sono semplicemente la versione digitale dei libri di carta: non si stanno sfruttando tutte le possibilità offerte dal mezzo elettronico. Ad esempio sarebbe possibile inserire nei testi elementi di multimedialità, come musica e video, o di interattività, come forum in cui scambiare opinioni con gli altri lettori dello stesso e-book, o ancora costruire i testi come ipertesti, dando al lettore la possibilità di seguire un link oppure un altro, come sul web.
Per usare una metafora proposta da Alessandro Zaccuri, scrittore e giornalista, il passaggio dal libro all'e-book assomiglia a quello dal teatro al cinema. All'inizio il cinema si limitava a filmare il teatro, e solo con il tempo sono state sfruttate appieno tutte le potenzialità del nuovo mezzo.
Al momento l'e-book è la semplice versione digitale del libro, anche perché gli editori non sono pronti a fare investimenti, ha detto Oliviero Ponte di Pino, direttore editoriale di Garzanti: contrariamente a quanto avevamo raccontato in questo post, infatti, pare che la diffusione dell'iPad non corrisponda necessariamente a un aumento delle vendite di e-book: la gente usa l'iPad per fare di tutto, fuorché leggere. Finché le vendite degli e-reader non decollano, gli editori non investiranno in e-book multimediali e interattivi, ma solo nei duplicati elettronici del libro.
Secondo Marco Ghezzi, fondatore della piattaforma di distribuzione Bookrepublic, un problema tecnico da risolvere è la complessità dello scaricamento degli e-book. Utilizzando il sistema di protezione dei contenuti DRM Adobe, infatti, al momento i passaggi necessari per comprare un e-book sono tre: 1) si scarica il software, 2) ci si registra, 3) si scarica l'e-book. Oltretutto le procedure non sono affatto semplici: leggete questo resoconto di un acquirente malcapitato.
Con Amazon, invece, il procedimento è molto più facile e veloce, e questo ovviamente facilita gli acquisti.
Un altro elemento "scoraggiante", aggiungiamo noi, è il prezzo: il costo medio dell'e-book in Italia va dai 6,50 di Bookrepublic ai 9 euro di Edigita, con punte anche di 15 euro per i bestseller: una spesa troppo alta considerando che con l'e-book si abbattono i costi di stampa, magazzino e distribuzione fisica.
Su altri blog abbiamo letto che in realtà la produzione di e-book genera costi non indifferenti, ma per il momento nessuno ha fornito dati concreti (a parte quello, risaputo, dell'Iva, che sugli e-book è del 20%, mentre sui libri del 4%): se li avete, inviateceli, così li pubblichiamo!
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