Senza accorgercene, inseriamo spesso nei nostri discorsi espressioni legate al cibo applicandole alla lettura, alle idee o all’apprendimento, in un interessante connubio tra stomaco e cervello.
A quanto pare, ad esempio, abbiamo sempre voglia di cibo per la mente e siamo assetati di conoscenza; alcune persone, poi, sono intellettualmente onnivore e divorano un libro dopo l’altro.
Le informazioni devono essere stimolanti, e non la solita minestra riscaldata o le nozioni trite e ritrite di sempre, ma anche accessibili, altrimenti non sono pane per i nostri denti.
C’è però un limite fisico a quante ne possiamo assumere: non devono essere troppe tutte insieme, altrimenti ci imbottiamo la testa, non riusciamo a digerirle e assimilarle come si deve, e magari ci va in pappa il cervello.
Le idee devono avere una certa coerenza: se sono troppo eterogenee rischiamo di fare un minestrone, e quando vengono usate fuori dal contesto sono come i cavoli a merenda. Se invece troviamo proprio quelle che fanno al caso nostro, sono come il cacio sui maccheroni.
Buone letture e bon appétit, qundi, e se vorrai segnalare nei commenti qualche altro modo di dire tra pancia e cervello, ne saremo... deliziate!
Per scoprire altre espressioni legate al cibo (e non solo), consulta anche il Dizionario online dei modi di dire sul sito del Corriere e il Glossario delle frasi fatte di Wikipedia.
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La foto di Petr Katrochvil, di pubblico dominio, si trova qui.
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