Ieri siamo state alla facoltà di Mediazione linguistica dell'Università di Padova a raccontare il mestiere del traduttore editoriale.
Abbiamo parlato di ruoli e mansioni all'interno della casa editrice, di filiera editoriale, di buone prassi del traduttore e abbiamo portato diversi esempi pratici delle scelte che ci si trova ad affrontare quando si è alle prese con il testo.
Curiosamente, però, le domande degli studenti si sono concentrate quasi tutte sulle questioni fiscali e sulle tariffe: dato che l'incontro è stato breve, a questi temi avevamo fatto solo un rapido accenno, ma evidentemente la precarietà della professione e le sue stranezze dal punto di vista fiscale hanno colpito molto i ragazzi che si apprestano a entrare nel mondo della traduzione.
Facciamo quindi alcune precisazioni: per quanto riguarda il fisco, il traduttore è inquadrato nel regime del diritto di autore, protetto dalla legge 633 del 22 aprile 1941.
L'articolo 4 della legge dice infatti: "...sono altresì protette le elaborazioni di carattere creativo dell'opera stessa, quali le traduzioni in altra lingua...".
L'articolo 130 parla invece dei compensi: "Il compenso spettante all'autore è costituito da una partecipazione calcolata, salvo patti in contrario, in base a una percentuale sul prezzo di copertina degli esemplari venduti. Tuttavia il compenso può essere rappresentato da una somma a stralcio per le edizioni di: [...] traduzioni [...]".
In sostanza, quindi, il traduttore editoriale è trattato come un autore per quanto riguarda la normativa fiscale: non apre la partita Iva né fa prestazioni occasionali, ma firma un contratto di cessione dei diritti d'autore che prevede il 20% di ritenuta d'acconto sul 75% dell'imponibile (ma esistono facilitazioni per chi ha meno di 35 anni: in questo caso la ritenuta è del 20% sul 60% dell'imponibile).
A differenza dell'autore, però, di solito viene pagato a stralcio, cioè una tantum: che traduca un libro da 300 copie o un bestseller, quindi, non fa nessuna differenza...
I problemi fiscali nella nostra professione più ampia di traduttori professionali sono tanti. Io lavoro in Francia e vi posso promettere che in Italia vi sono molte evasioni, in Francia di meno perché il fisco qui non lascia la minima possibilità.
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